..Tornai a casa quasi rinfrancato e con una certa dose di coraggio, cominciavo a vedere in Lui (Leonardo) non solo un essere quasi soprannaturale, ma anche una persona che, come me, tanto si era domandata per capire che cosa custodisse la scienza sonica e come era possibile utilizzarla. Continuai quindi nella “decifrazione”, questa volta con poco successo: molti caratteri, con i mezzi a mia disposizione, erano quasi illeggibili, cosa avrei dato per poter tradurre tutto ciò che era stato scritto su quel foglio!
Era un Grande, niente da dire, e continuava a stupirmi man mano che esaminavo le parti di quel foglio. Era il turno del disegno ora: quante volte avevo visto quell’immagine nei miei studi e quante volte l’avrei rivista ancora.
Lo avevo scritto in precedenza: a Collemaggio, all’Aquila, durante il Solstizio d’estate, si creava la stessa simbologia presente nei Rosoni, come nei Crop ed in migliaia di altre rappresentazioni sparse in tutto il mondo.

Leonardo conosceva la geometria sonica, come conosceva le Ottave e sapeva interpretarle a livello numerico, come a livello geometrico e, come mi resi conto, utilizzò il frutto di tale sapere per costruire come per progettare tutto quanto avesse una base architettonica. Non solo; a livello tecnico, utilizzò proprio i rapporti numerici frutto dela geometria sacra, per costruire ingranaggi, ruote senza fine e congegni che portavano dentro di sé l’aurea condivisione del sapere sonico.
Tornando al suo “Disegno”, intanto era possibile notare come esso fosse stato impresso, dopo una attenta suddivisione dell’area interessata, in 5 parti concentriche, una dimostrazione in più di come egli sapesse come i 7 toni, (le sfere) ed i 5 semitoni (le circonferenze sottostanti) di
un’Ottava, dovessero convivere, a livello geometrico, sempre e comunque, quindi, dava la sua zampata di intelligenza leonina, tracciando un triangolo equilatero, penso, in parte compreso nel disegno.
Il perché di tale esigenza mi fu chiaro esaminando la seconda foto riportata da Drunvalo

Qui, in alto a sinistra, era possibile notare immediatamente, come fosse lampante, per il Genio, l’utilizzo sonico delle sue “porzioni”, infatti la prima immagine era costituita da un “8“, due cerchi, sovrapposti, al cui interno spiccavano “12” petali, quindi ripeteva la stessa operazione, utilizzando “angoli” ben precisi, del tutto simili a quello tracciato sulle Ottave del primo foglio, con a fianco il corrispondente numero di petali, fino a creare un Sigillo di Salomone costituito da 48 ”Petali” e due triangoli da 24.
Era inoltre visibile, in alto a destra, una “ventolina” a “Otto” pale, che spesso fu utilizzata in altri disegni tecnici.
Era, per me sufficiente, anche se avevo tralasciato tanti altri particolari in quei soli due “fogli”, tipo la tabella numerica presente nel primo foglio, dove Leonardo moltiplicava il 6, il frutto geometrico ottenuto dall’intersezione dei Sette Cerchi, 50 volte, per un totale di 300 unità.
In pratica trasformava in numeri, le forme e le geometrie da lui utilizzate.
Leonardo me ne dava di materiale da scrivere! , ed era troppo importante stabilire un legame fra lui ed il sapere esoterico dell’Ottava, in quanto, sempre lui, che da tutti e senza dubbio era considerato uno dei padri della moderna scienza e tecnica ufficiale, poteva essere il miglior viatico per dimostrare come, proprio la scienza ufficiale, fosse nata da un parto sonico-esoterico, del quale lo stesso Da Vinci era così orgoglioso, da metterlo per iscritto.
Quindi il Genio poteva essere un grimaldello vincente per riavvicinare il sempre più deviato sapere ufficiale, in così grave difficoltà in questo momento, ad un sapere che sicuramente poteva aiutarci a superare la dicotomia distruttiva: scienza –natura.
Michele Proclamato.
(tratto dal libro “Leonardo Il genio del suono”)